lunedì 30 dicembre 2013
Racconto breve (Attilio Fiore)
Quella sera al bar c'era poca gente. La temperatura di quel tardo autunno era gradevole. Stavo prendendo il solito caffè con la schiuma arabescata, una specialità del locale, quando, con sorpresa, fui salutato da Esterina, una ragazza che avevo frequentato, con grande passione, per diversi anni. L'avevo conosciuta da amici comuni:ci innamorammo subito. I suoi occhi erano, come sempre, belli e splendidi.Il suo volto non aveva perso i tratti della delicatezza e del candore. Nel rivederla fui colto da un'emozione intensa. "Come mai tu, da queste parti? Sapevo che t'eri trasferita al nord": le dissi spontaneamente per iniziare a conversare. Lei non rispose.Si avvicinò, dandomi un bacio sulla guancia. "Sei sempre cara" le bisbigliai, all'orecchio, nel restituirle, con un fremito istintivo e profondo, quel gesto d'affetto. Poi mi raccontò che era andata via da Palermo per motivi di lavoro: si occupava di turismo . Gestiva, a Viareggio, con il suo compagno Claudio un'attività alberghiera. "Come ti vanno gli affari? Le domandai.Rispose: "c'è crisi, non vanno bene.La clientela più affezionata però non ci ha abbandonato". Con un pizzico di intraprendenza, misto ad un sottile moto di stizza, le feci notare che la nostra separazione, così improvvisa ed inspiegabile, non me la sarei mai immaginata. Ella non replicò. Lasciò nel mistero tutti i miei dubbi sul suo allontanamento. Mi disse soltanto che il passato va sepolto tra le cose che non possono più tornare.Accettai quella sottolineatura filosofica e le baciai la mano, come quando eravamo innamorati.La invitai ad una cena insieme, a Mondello, nel ristorante dove andavamo spesso.Ma lei garbatamente rifiutò, "Sono a cena da mio fratello" -mi rispose, con un rossore lieve, che la rendeva ancora più bella- " C'è Claudio, che mi aspetta nel negozio accanto". Le volevo parlare di tutto quello che nel frattempo mi era capitato:dei miei figli, del mio matrimonio. Ma soprattutto avevo una gran voglia di abbracciarla e di rivivere con lei qualche istante della felicità goduta insieme. Ci siamo solo salutati con una calda stretta di mano, senza dirci niente. Dopo essere stato in giro per le vie del centro, quella sera quando tornai a casa, la pensai struggendomi, con le lacrime agli occhi. Avrei voluto che Esterina mi fosse accanto per rompere la solitudine e l'apatia.Ma poi mi sono arreso alla realtà. E, con cinismo consolatorio, ho riflettuto sull'aforisma di Shopenhauer:"chi non ama la solitudine, non ama neppure la libertà,poichè soltanto quando si è soli si è liberi" Ma con Esterina avrei preferito rinunciare alla libertà, caro il mio Shopenhauer!
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4 commenti:
Caro il mio Shopenhauer,
mi sa che di delusioni ne hai ricevuto parecchie .
Io per si e per no, un abbraccio me lo sarei preso, perchè come dicono al mio paese........Ogni lasciata è persa !
^_^
Emi
Caro Genio,
la prossima volta chiama me invece di Esterina .
Io un bacetto non te lo avrei negato .
Capisci ammè !
Eheheheh !
Paoletta '59 da Novara
Un affresco molto agile che unisce, attraverso una prosa stringata, la memoria all'attualità.. Il tmpo passa sulle storie. Due amanti si lasciano. Per caso si incontrano, dopo tanto tempo, Solo un'emozione, un saluto. Poi ognuno va per la sua strada.Attilio sei grande! Mariagrazia- AG
L'autore ha saputo cogliere un momento di grande mestizia nella solitudine di un uomo. La solitudine,spesso, è una gabbia da cui non si riesce a fuggire, I ricordi sono solo dei flahbaks, anche quando vengono alimentati da incontri improvvisi e brevi.Prosa chiara e succinta. Umberto - Migliarino Pisano
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