mercoledì 11 dicembre 2013

La nomenklatura partitocratica ed il nuovo pd

La plebiscitaria elezione di Matteo Renzi a segretario del pd, rappresenta una svolta culturale  (oserei dire, antropologica) nella stantia realtà della politica italiana.In particolare, la sinistra, finora sonnecchiante e narcotizzata da un intellettualismo  vetusto e presuntuoso,ha, con l'elezione del nuovo segretario del pd, mutato radicalmente i suoi caratteri genetici, aprendosi laicamente alle istanze più pragmatiche del mondo del lavoro e della imprenditoria.Le sconfitte di Cuperlo e Civati alle primarie dell'8 dicembre, indicano che le mutazioni tra il vecchio ed il nuovo, segnano l'affermazione del rinnovamento, non solo generazionale, ma, anche e soprattutto, culturale.L'altra sera in un talk-show della 7, un comunicatore già appartenente alle tv berlusconiane,(un certo Freccero) con un linguaggio contorto ed astruso, ha molto contestato il fenomeno Renzi, considerandolo tutt'altro che aderente alla storia della sinistra.Mentre questo signore si parlava addosso, con le sue analisi farraginose, veniva fuori una sorta di decadentismo rappresentativo di una ristretta cerchia di cultori di ideologie decrepite, che nulla hanno a che fare con l'attualità e la modernizzazione. Nel pd, i gruppi dinastici che provengono dal pci, sono destinati ad un lento dissolvimento o all'assuefazione. Ma Renzi ha la capacità di metabolizzare i residuati della vecchia nomenklatura con la saggezza ed il decisionismo di un leader che, alla mediazione, antepone la politica immediata del fare: con lui si cambia! D'altronde, nel sistema economico  globalizzato, non c'è più posto per gli ideologismi contrapposti: destra e sinistra fanno parte di stereotipi accademici, assolutamente incompatibili con le dinamiche e lo spontaneismo della società civile.Solo la cgil e la fiom costituiscono, in modo monastico, gli epigoni del classismo comunista.Ma anche nell'intero sindacalismo italiano, troppo istituzionalizzato, è necessario un radicale cambiamento. C'è troppo corporativismo negli obiettivi che si pongono le organizzazioni dei lavoratori. Un corporativismo che esclude la tutela del precariato e dell'enorme fascia dei giovani senza lavoro. E' quindi la realtà delle rappresentanze politiche e sociali, che va profondamente rinnovata ed adeguata alle esigenze delle nuove generazioni e dei ceti meno abbienti che vanno sempre più incrementandosi. L'elezione di Renzi è un segnale molto importante per l'innovazione ed il progresso!

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