lunedì 9 dicembre 2013

Il Gattopardo, 50 anni dopo (Attilio Fiore)

Oggi, a distanza di cinquant'anni, il Gattopardo di Luchino Visconti, ottimamente restaurato, appare molto avulso dal tecnicismo dell'attuale cinematografia. Si tratta di un'opera sontuosissima, molto costosa, con cui il regista ha voluto  reinterpretare politicamente il pensiero dell'autore dell'omonimo romanzo, l'aristocratico Tommasi di Lampedusa.Il quale nella narrazione degli eventi risorgimentali, volle sottolineare il decadentismo esistenziale della nobiltà siciliana, sopraffatta dai moti garibaldini.C'è molto languore nel personaggio principale del romanzo,il principe di Salina. Egli avverte, con struggente malinconia, la consapevolezza che. con l'avvento dei Savoia, non si sarebbe verificato nessun reale cambiamento rispetto al sistema di potere borbonico.Luchino Visconti, raffinato intellettuale di sinistra, nel suo film ha invece messo in risalto la spinta innovativa dell'azione risorgimentale, assegnando all'intraprendente  personaggio del giovane Manfredi, nipote del principe, un ruolo icastico nelle dinamiche storiche che portarono all'unità d'Italia.Il Romanzo ed il film costituiscono una valida icona per addentrarsi, con l'attrazione  di un appassionante romanticismo, nelle pieghe del risorgimento italiano.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Mai frase fu più azzeccata :
"Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi ."

Francesco

Anonimo ha detto...

Da Siciliano doc quale sono, un altra frase del film di cui non mi sento rappresentato è:
I siciliani non vorranno mai migliorare, perché si considerano già perfetti. In loro la vanità è più forte della miseria.
Sono fiero di essere Siciliano, umile ma non vanitoso a tal punto da riconoscere i difetti della mia terra e dei miei conterranei, ma consapevole del fatto che qualche passo in avanti si sta facendo rispetto al secolo scorso .

Marione