lunedì 21 luglio 2014

L'Italia deve cambiare: si discute eccessivamente sui sofismi dei saccenti conservatori e retrivi! (Attilio Fiore)

Non è questione che attiene ai fondamenti  della democrazia, quella di cui gli oppositori di Renzi parlano per ostacolare le riforme.
Le riforme esulano  dagli integralismi dottrinari:  vanno con  priorità ed urgenza realizzate per fare uscire il Paese dall'immobilismo e dalla recessione!
Il popolo non può essere coinvolto nelle lunghe attese derivanti dalle dotte disquisizioni delle fasce conservatrici dell'opinionismo politico; ed essere sottoposto sine die ai disagi dell'arretratezza culturale di una classe dirigente impreparata .
I soloni delle vecchie nomenclature che ancora gravitano nei residuati delle caste partitocratiche, pontificano contro la legge elettorale  e la modifica del bicameralismo perfetto, temendo che  il cambiamento  possa provocare la scomparsa delle attuali rendite di posizione.
Ma su dette problematiche la discussione è stucchevolmente accademica; lontana dagli interessi reali della gente.
L'Italia può crescere se si sbarazza  senza ulteriori rinvii dell'enorme burocrazia che paralizza il funzionamento della macchina pubblica ed istituzionale.
I costi della P.A sono vertiginosi: gli sprechi si intrecciano con i reati della concussione e del peculato. Le infiltrazioni criminali sono una piaga che incancrenisce l'intero sistema degli appalti pubblici.  La politica poi stenta colpevolmente a cogliere le istanze di rinnovamento che vengono dai settori più colpiti dalla disoccupazione e dalle diseconomie imprenditoriali La drastica contrazione dei consumi ha fatto crollare vasti comparti  di attività legate al terziario....
I dissidenti del pd e i controriformisti del  frantumato e decadente centrodestra, minacciano, all'interno del palazzo, di contrastare le riforme istituzionali proposte dal governo, ignorando che i cittadini vogliono  essere amministrati da uno stato efficiente e rapido nell'esecuzione delle procedure..
Renzi  ha dato la stura alle innovazioni, rifuggendo da quegli ideologismi che finora hanno bloccato il cambiamento.
In sede centrale, regionale e locale le istituzioni  forniscono all'utenza servizi assolutamente scarsi. Sono andati in perenzione cospicui finanziamenti europei per l'incapacità di burocrati, peraltro ben pagati dalle  amministrazioni di appartenenza. Le regioni si sono rivelate, tranne alcune eccezioni allocate al nord, degli  statarelli "onnivori" e centralistici,  dove spessissimo alberga la corruzione e l'abuso scellerato del finanziamento pubblico della partitocrazia.
Cambiare quindi si deve!Chi vuole fare il saccente e urlare contro il patto del Nazareno è libero di farlo, però non può creare barriere ostruzionistiche e dilatorie! In politica esistono posizioni di maggioranza e minoranza.Nelle dinamiche di una democrazia fattiva una minoranza responsabile, deve adeguarsi alla decisione maggioritaria.
C'è solo da dire che bisogna fare presto!Non è più tempo di sofismi e discussioni capziose! L'Italia in crisi
non può permettersi di stare affacciata alla finestra in attesa che passi la nottata.
Occorre fare sul serio nella realizzazione delle riforme. Occorre reperire risorse con una politica di defiscalizzazione, riducendo, in parallelo, la spesa pubblica  con l'eliminazione, tra l'altro, di ogni forma di spreco erariale.   In tal senso bisogna porre mano al ridimensionamento delle elevate retribuzioni  dell'alta dirigenza, che s'annida nelle varie amministrazioni pubbliche.  Stessa cosa è necessario fare per il fenomeno delle pensioni d'oro
I partiti politici devono essere messi nelle condizioni di funzionare senza ricorrere all'acquisizione di risorse a carico dei contribuenti.  Soprattutto  devono rifuggire da ogni coinvolgimento gestionale riguardanti le attività aziendali di interesse pubblico.
Mentre c'è tanto da fare, sembra prevalere la  contrapposizione  di chi si attarda nella logica della conservazione dei privilegi. O si cambia o si muore!
Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur(mentre a Roma si discute, Sagunto viene espugnata). Così Tito Livio commentò i ritardi di Roma per difendere la città di Sagunto dagli attacchi devastanti di Annibale (seconda guerra punica).
Il governo e la maggioranza siano veloci per evitare il precipizio!

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