La politica italiana, di fronte ad una crisi economica di dimensioni bibliche, non può perdere tempo nell'attuazione dei processi di radicale ammodernamento delle dinamiche istituzionali.
Renzi, forte di un vasto consenso elettorale, ha l' obbligo di riformare, con immediatezza, il nostro sistema statuale, stantio ed antiquato.Uno Stato che non offre sufficienti garanzie esecutive ai diritti che riguardano, principalmente, l'occupazione ed i servizi sociali.
La finanza pubblica funziona male, sotto il peso,peraltro, di una devastante corruzione.I fenomeni malavitosi si avvalgono di un'organizzazione criminale sempre più sofisticata,infiltrandosi facilmente (stando alle cronache giudiziarie)nella gestione degli appalti.
Gli apparati pubblici sono sclerotizzati e obnubilati da una dirigenza lautamente retribuita, ma poco preparata alle tecnologie d'avanguardia.
Nel settore dei servizi e delle infrastrutture, l'Italia segna, in ambito europeo, livelli scadenti e deteriori.
Quindi, rispetto a tale degrado, o si realizzano subito riforme, adeguate ed efficaci, o, si prenda in concreta considerazione (dopo il semestre di presidenza europea), l'ipotesi di elezioni politiche anticipate. Renzi, avvantaggiato dal risultato raggiunto il 25 maggio scorso,potrebbe rafforzare la sua leadership, ottenendo prevedibilmente un'affermazione ancora più rilevante e decisiva. La realpolitik non ammette traccheggiamenti speciosi su questioni di importanza vitale per l'avvenire e lo sviluppo dell'intero Paese!
Pertanto, nella prospettiva di un'eventuale competizione elettorale, diventa prioritaria l'attuazione della legge elettorale .
Sulla riforma costituzionale riguardante il bicameralismo, viste le elucubrazioni che vengono da più parti, sarebbe meglio attendere:La fattispecie,infatti, potrebbe essere affrontata con un quadro politico più confacente alle esigenze riformatrici.
Insomma Renzi ha bisogno, aldilà del 41% conseguito alle europee, di un'investitura più forte a livello nazionale, che consentirebbe al suo governo di operare nel settore delle riforme, senza le smancerie ritardanti di una destra pretenziosa, in cerca di visibilità. E senza la contestazione preconcetta e velleitaria del M5S, basata sul nichilismo ed il populismo mediatico.
Gli italiani dei ceti meno abbienti, non possono stare affacciati alla finestra, in attesa (chissà quando) che il cambiamento porti lavoro e produttività,per debellare la crisi recessiva che immobilizza il nostro settore imprenditoriale.
All'interno del pd, poi, la minoranza non può essere espressione continua e strategica di una dissidenza che non giova alla cultura della innovazione. Renzi, dall' area integralista della sinistra del PD, è considerato una sorta di qualunquista che ha rotto gli schemi dell'ortodossia della sinistra ideologica. Il laburismo renziano non è condiviso da chi è legato al partito tradizionalista.
Renzi, non è certo un abatino!Egli vada avanti nella sua opera di rifondazione istituzionale, rifuggendo da ogni indugio. Soprattutto mondando la PA di ogni elemento di parassitismo. Un parassitismo in cui facilmente si annida il clientelismo corruttivo. A cui si aggiungono, a danno della collettività, i tantissimi sprechi attribuibili a gestioni poco trasparenti, fonti di inchieste giudiziarie..
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